giovedì 9 luglio 2015

Appuntamento Visto

Ciao a tutti e bentornati in freezer. Sono tornato a scrivere e, mancando circa un mese alla partenza, sto concludendo gli ultimi passaggi burocratici. L'ultimo è stato il visto, obbligatorio per poter restare negli Stati Uniti per periodi di tempo prolungati, e un anno a quanto pare è abbastanza prolungato. Perciò, dopo aver compilato la marea di moduli molto divertenti nei quali viene chiesto se sei per caso un terrorista, se traffichi bambini e tante domande simpatiche di questo tipo, viene confermato l'appuntamento in consolato, nel mio caso a Milano verso l'ora di pranzo circa. Ammetto, per evitare tensioni famigliari, di non aver compilato tutti i moduli da solo, grazie padre per l'aiuto.
Quest'anno i documenti per problemi interni sono stati consegnati molto in ritardo rispetto al normale, ma tolti questi problemi e il numero infinito di moduli per il resto è semplicemente una formalità.
Riassumo lo svolgimento del temutissimo colloquio (mi spiace deludervi ma il console neanche lo vedrete nella gran parte dei casi):
Arrivati in consolato con gli altri weppini abbiamo aspettato di essere messi in coda per entrare nella struttura. Attenzione, non portate nulla con voi perché all'interno può entrare il vostro corpo e basta, il cellulare spento al massimo, sempre se, come nel nostro caso, le cassette per lasciarlo non siano finite e si liberino solo dopo averlo lasciato a qualcuno insieme alle borse, ovviamente sotto adeguato pagamento, simpaticoni.
Dopo essere entrati vi troverete davanti una struttura molto simile a quella di un aeroporto, tappeto per il controllo a raggi x con cassettino dove appoggiare i documenti compilati, il passaporto e le foto, nel mio caso anche il portafoglio (attenzione a non mettere le mani in tasca troppo in fretta o verrete ripresi dalla guardia, non scherzo) e metal detector. Passati i controlli di sicurezza, mica roba da tutti, si verrà spediti al settimo piano, dove il temuto colloquio con il console, da tutti immaginato dietro una scrivania, in un ufficio formale molto riservato si trasforma in un appuntamento in posta con tanto di numerini, che, sul tabellone della coda, per divertimento di chi attende non seguirà un ordine preciso, ma salterà numeri avanti e indietro senza una logica precisa che in ogni caso si cercherà inutilmente di trovare.
Il colloquio si dividerà in tre sportelli proprio come in posta:
Sportello 1- Vi sarà chiesto di consegnare passaporto, foto e cartellina che vi sarà distribuita la mattina stessa dagli addetti wep. Poi si dovrà  firmare un modulo dopo il quale sarete liberi di tornare a sedervi.
Sportello 2- Verranno registrate le dieci impronte digitali, non preoccupatevi, il funzionario vi spiegherà come fare, leggete il labiale perchè non si sente nulla nella stanzina.
Sportello 3- Il temutissimo colloquio ridotto a qualche domanda, nel mio caso in italiano anche se credo che a qualcuno siano state fatte in inglese. Tutto molto banale, ad esempio dove andrai? (attenti a non rispondere Stati Uniti che la signorina vi guarderà con disprezzo, mea culpa.) Hai parenti in USA? Ci sei mai stato? Sei in contatto con la famiglia? Da chi è composta? Tutte domande di questo tipo molto generali a cui molto spesso la risposta sarà semplicemente si o no. Vi verrà consegnato quindi il ds 20 19 da portare poi in aeroporto se volete essere ammessi negli Stati Uniti e il passaporto resterà a loro in  attesa di essere compilato e spedito poi in agenzia o a casa.
Potrete quindi, dopo questa emozionante coda in posta, consegnare il badge di visitatore e avviarvi verso casa dopo aver recuperato i vostri oggetti lasciati in mani altrui.
Questo è tutto ciò che serve sapere per poter avere il fantastico visto, che ci metterà circa una settimana prima di essere pronto. Eravate preoccupati? Bene non ce n'è bisogno. Solo, se vi chiedono se siete terroristi rispondete con serietà, il contrario potrebbe essere un problema, prendono tutto molto seriamente.
Spero di essere stato utile, alla prossima.