Ciao a tutti e benvenuti di nuovo nel blog, per un po’ non
ho scritto, più o meno dai giorni prima della partenza, ma questo sarà un
riassunto di tutto quello che è successo nell’ultima settimana circa.
Prima di tutto la preparazione dei bagagli e i giorni prima
della partenza: ho vissuto molto bene gli ultimi giorni in Italia, ho salutato
tutti ma senza fare nulla in particolare, ho semplicemente fatto ciò che mi
andava come fossero normalissimi giorni di routine, godendomi il relax e tutto
quello che l’estate comporta. Sono uscito, ho mangiato fuori, mi sono svegliato
tardi la mattina e mi sono divertito. Tutto questo fino alla preparazione delle
valigie, i kg che l’aeroporto concede sono pochissimi se uno deve vivere
immerso nella neve per un anno. Perciò dopo lunghe fatiche siamo riusciti a
sforare di solo 500g il bagaglio da stiva e circa 1kg per il bagaglio a mano,
ma tranquilli, non lo pesano neanche per sbaglio, perciò non è stato un
problema tolte le ansie iniziali. Perciò beh, la mattina del 12 agosto ho
salutato tutti e sono salito sull’aereo che in 9 lunghe ore, un paio di film, e
cibo non troppo ben definito mi ha portato a New York, fortunatamente la
compagnia era ottima e le ore sono passate in fretta. I paurosi controlli
dell’immigration sono piccole formalità che si passano molto in fretta per chi
fosse spaventato. Premetto, New York, gran bel posto da visitare, ma credo che
viverci non sia minimamente pensabile, questione di gusti ovviamente. È
pazzesco, tutto è più grande e soprattutto più alto. Se devono costruire
qualcosa loro provano a impilarla, che sia una chiesa o un ufficio, e
difficilmente non ci riescono, perciò il torcicollo è assicurato e sicuramente
vi scontrerete contro folle di lavoratori in giacca cravatta e 24 ore molto
indaffarati essendo intenti a guardare il cielo, come voi d’altra parte, non
capita tutti i giorni di sentirsi minuscoli ma estremamente contenti.
Ovviamente la gente si sposta se per caso state per scontrarvi, ma se una si
sposta altre 15 compaiono, è pazzesca la quantità di gente che gira per strada
facendo qualunque cosa. Sembra davvero di essere immersi in un film.
3 giorni per visitare ny non sono tanti, perciò si corre un
po’ ovunque cercando di guardare il più possibile, e devo dire che il tutto era
organizzato molto bene. Le pause, il tempo libero e tutto il resto erano
pensate alla perfezione ed erano perfette anche per distruggere corpo e mente e
permetterci così di collassare la sera sul letto, ma nessun problema, di solito
il collasso cominciava all’ora di cena. Senza contare il jet lag che ovviamente
si divertiva a farci venire fame e sonno ad orari improponibili per la vita
newyorkese, ebbene si, anche in piena notte, soprattutto in piena notte.
Parentesi: l’albergo che doveva essere un due stelle molto tristi era invece
stupendo, piscina, camere ottime e aria condizionata a palla tutto il giorno
(se andate negli Usa una coperta portatevela perché non si regolano, o è spenta
o è al massimo con escursioni termiche imprevedibili e spaventosamente eccessive).
Il cibo è un punto focale, mangiano sempre, mangiano qualunque cosa e ovunque,
per strada tutti hanno del cibo o, se sono molto di fretta, da bere,
solitamente tazzoni di caffè orribile a cui farete l’abitudine. Le porzioni
sono molto diverse, e dal momento che i pranzi vanno comprati da soli il mio
consiglio è moolta attenzione. Mezzo pollo con patate e spinaci non è facile da
finire anche se costa 6 dollari, parere mio, e se gli spinaci sono coperti di
aglio è più difficile ancora. Fortunatamente i costi non sono altissimi e se si
cerca il posto giusto si può mangiare male spendendo poco. Ma il fatto strano,
che però spiega diverse cose è che spesso le bibite costano meno dell’acqua, ed
è più facile a quel punto ritrovarsi schifezze in mano. Se chiedendo salse nei
fast food vi aspettate striminzite porzioni a pagamento state sbagliando, nella
borsa vi infileranno una 20 di bustine tossiche di salsa.
Ma è un film, un bellissimo film caotico che non rispecchia
l’America ma che va vissuto almeno una volta. Si impara e si capisce, si
sorride e si corre tra un grattacielo e l’altro, incuranti di persone che non
vi vedranno mai più, inseguendo uno dei panorami più famosi al mondo con un
panino in mano e lo sguardo verso il cielo. Incrocerete mille occhi ma neanche
uno vi guarderà, parlerete con estranei e vi aiuteranno con piacere a trovare
posti che le vostre cartine non prevedono. Questa è New York, l’America dei
film, l’America del sogno, l’America dove non vivrei ma che ho amato per
qualche giorno. Mi sembrava inutile descrivere palazzi e visite, se ne trovano
centinaia su internet. Ho preferito osservare le particolarità e le differenze
di cui non si parla, pregi e difetti di una caotica e stupenda città da
cartolina ce dall’alto dei suoi palazzi mostra ancora parti di cielo. Spero
abbiate apprezzato. Fateci un salto.